Un dottor Regazzoni “di frontiera” fa tappa a Valmorea per Carl Mozart ma poi torna a casa e a Filmstudio 90 svelerà il mistero del Monte San Francesco

battesimo

Sabato 8 ottobre un dottor Regazzoni “di frontiera” ha portato il suo libro a Valmorea,  il paese, al confine lombardo della provincia di Como con la Svizzera, in cui visse e morì  – nella frazione di Caversaccio Carl Mozart, primogenito di Wolfgang Amadeus, il 31 ottobre del 1858 all’età di 74 anni.

Lo strano caso del dottor Regazzoni. Romanzo indagine per pianoforte e orchestra tra Velate e Caversaccio (Macchione editore, 2016) di Andrea Ganugi ha fatto tappa alla Biblioteca comunale, nel suo giro di presentazioni di un libro che è prima di tutto uno romanzo con tutti i canoni (intreccio di personaggi e sentimenti, vicende inaspettate ed avventurose di un giovane cronista che nel 2013 è alle prese con inchieste varie sul territorio lombardo ai confini con la Svizzera, tra Varese e Como) ma è anche l’evoluzione di precedenti indagini storiche piuttosto inedite.

Una è appunto quella che si svolge a Valmorea e che è stata rievocata con il contributo di un nutrito gruppo di relatori competenti che hanno affiancato lo scrittore. Nel romanzo il protagonista e la sua giovane collega Lucia giungono in paese sulle tracce di un misterioso documento in cui si accenna a questo figlio di Mozart che ha lasciato delle volontà testamentarie che molto hanno a che fare con la drammatica vicenda dell’improvvisa morte del padre.

Chiara Nicora, docente al Conservatorio di Piacenza e pianista affermata, ha ben evidenziato il ruolo di questo “figlio adottivo” di Valmorea, nonché ultimo discendente di uno dei massimi geni musicali di tutti i tempi, quale principale divulgatore nella prima parte del secolo Diciannovesimo dell’opera del padre. Una conoscenza per nulla scontata, dato che in quel periodo Mozart veniva considerato uno dei tanti musicisti “del passato”, superato dai giovani leoni dell’epoca (Rossini in primis, ma poi anche Verdi) che lo surclassavano per produzione operistica, l’unica riconosciuta all’epoca. E questo nonostante capolavori del genere come le Nozze di Figaro, Don Giovanni e il Flauto Magico. Alla fine della sua esposizione la Nicora ha eseguito al piano un breve pezzo di Peter Lichtenthal, amico di Carl e primo teorico della musicoterapia, a sua volta importante divulgatore dell’opera mozartiana.

Come ha ben sottolineato Chiara Zangarini –  editor del romanzo e a sua volta scrittrice molto apprezzata per la sua opera di divulgazione dei “tesori nascosti” sul nostro territorio –  questi aspetti collaterali ed inediti di una ricerca musicologica mozartiana poco esplorata potranno essere ulteriormente approfonditi in un prossimo futuro, con iniziative ad hoc sia musicali sia di ricerca che potrebbero coinvolgere un territorio più vasto, con interessanti ricadute anche su un piano culturale e di accoglienza turistica più generale. Lo stesso editore Pietro Macchione è intervenuto manifestando la sua disponibilità a proseguire il discorso, così come l’assessore alla Cultura di Malnate (VA) Irene Bellifemine che, oltre a portare i saluti del sindaco Samuele Astuti, ha dato un fattivo sostegno a tutta l’organizzazione della serata.

Serata che è perfettamente riuscita grazie ad un pubblico numeroso (una cinquantina i partecipanti, venuti anche da altre zone di Como e Varese) ed alla perfetta organizzazione dello staff della Biblioteca comunale (il presidente è Lucio Tarzi) oltre che del consigliere delegato alla Cultura Matteo Ronchini che, assieme al sindaco Mauro Simoncini, hanno garantito che l’evento mozartiano avrà un futuro commemorativo ricorrente, coinvolgendo anche un territorio più vasto che – oltre a Malnate e a Cagno – potrebbe sconfinare in Svizzera nella vicina Stabio, sede di un importante centro termale. Quelle stesse “acque” che avevano spinto Carl Mozart, funzionario dell’Impero Asbrugico a Milano, a prendere casa a Valmorea per curarsi l’artrite dovuta ad un’età ormai avanzata.

Curiosamente il buon Carl Mozart – pur esponente di un Impero straniero allora occupante – era talmente benvoluto dalla popolazione di Valmorea, paese di origine del suo maggiordomo, da essere chiamato a fare da padrino a numerosi battesimi di bambini dell’epoca. Lo hanno testimoniato, ancora commosse, due sorelle pronipoti di Giuseppina Ghielmetti, che ancora custodiscono con orgoglio numerosi oggetti preziosi donatigli dal Mozarteum di Salisburgo nel centenario della nascita (1958) della figlioccia di Carl, che di lì a poco sarebbe mancato.

Infine un ultimo, ma non secondario aspetto del romanzo, è stato toccato in questa serata ricca di partecipanti e di temi: quello della figura di don Renzo Scapolo, parroco di Valmorea negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, che ha praticato per decenni una pastorale dell’accoglienza agli ultimi (ancora di drammatica attualità oggi) coinvolgendo il suo piccolo paese ed un territorio molto più ampio nel sostegno ai profughi dei drammatici conflitti internazionali che si erano succeduti prima in Libano e poi in Bosnia. Il dottor Regazzoni lo incontra per caso sul suo cammino di ricerca e se ne lascia coinvolgere, come molti avevano fatto allora e come ancora continuano a fare, visto che alcuni esponenti dell’associazione Sprofondo erano presenti all’incontro ed hanno testimoniato, a più di vent’anni da quegli eventi, ancora la loro volontà di aiutare le vittime di tutte le guerre.

Un bel messaggio finale che allarga i confini del tema ricorrente nel romanzo-  “solo la musica ci potrà salvare” – in un più impegnativo “la musica ti aiuta anche ad incontrare ed aiutare il prossimo”. A questo proposito occorre ricordare anche che il filo narrativo del romanzo è stato agevolato dalle letture di Giulia Ganugi.

Ma il cammino del dottor Regazzoni non si ferma più e già giovedì prossimo è richiamato in casa sua, a Varese, per affrontare con decisione i temi che nel romanzo lo avevano portato su un’altra via di indagine: quella del Monte San Francesco sopra Velate, meta obbligata un tempo sulla strada dei pellegrinaggi al Santuario del Sacro Monte di Varese ed ora caduta nell’oblio dopo la costruzione nel 1600 della Via del Rosario, ora Patrimonio UNESCO dell’Umanità.

Questo argomento verrà affrontato a Filmstudio 90 giovedì 13 ottobre (ore 21.00, via De Cristoforis, 5) con una presentazione del romanzo accompagnata dalla proiezione di un breve video realizzato al Monte San Francesco nell’ambito del Progetto Contado del Seprio. A seguire il tema verrà poi allargato alle vie storiche dei pellegrinaggi in Italia e sarà proiettato al Cinema Nuovo lunedì 17 ottobre (ore 21.00, viale dei Mille) il documentario di Fabio Dipinto I volti della Via Francigena (Italia 2016, durata 59’). Ad accompagnare Andrea Ganugi saranno stavolta Giulio Rossini, presidente di Filmstudio 90, e Fausto Bonoldi, già caporedattore del quotidiano La Prealpina. Sempre nella serata di lunedì Giovanna Venturini, appassionata di storia locale, verrà premiata dall’assessore alla Cultura di Varese Roberto Cecchi.

Il programma completo delle due serate a Varese: Vie di pellegrinaggio a Varese e in Italia