Storie dell’altra Italia: resistenza passata e presente per costruire un’Italia migliore

Memoria, denuncia, dolore e speranza. Queste le parole che descrivono lo spettacolo che, in occasione delle celebrazioni per la festa di Liberazione del 25 aprile organizzate dall’ANPI di Varese, Daniele Biacchessi, in compagnia Marino e Sandro Severini (Gang), Massimo Priviero e Onofrio Laviola porta al Teatro Nuovo della Città giardino. Per la serie ricordiamo cioè che eravamo per capire ciò che siamo, ad inizio spettacolo veniamo catapultati nella campagna di Russia. E’ il 1941. Sono in 58.000 a partire. Solo 11.000 faranno ritorno alle proprie case. Poi nell’Italia della Resistenza. Dove coloro che, dopo l’8 settembre 1943, decidono di opporsi al nazifascismo nella guerra di liberazione italiana vengono perseguitati e, quando catturati, brutalmente seviziati. Di vittime e carnefici Biacchessi racconta in modo vivido soprattutto i volti, i gesti e i luoghi. Poi, come un pugno nello stomaco il grido di indignazione, forte e nitido, per quelle tragiche morti che dagli anni 70 ad oggi sono rimaste impunite. Perché in Italia ancora oggi c’è gente, troppa gente, che perde la vita per mano di chi quella vita dovrebbe tutelarla e proteggerla. Ed i destini dei singoli diventano così un grido di dolore per quella giustizia mancata che troppo spesso si incontra nel bel paese.  Infine, l’immagine dell’Italia famigliona, quella del tanto lo fanno tutti e qui è tutto un magna magna. Ma il nostro è, per fortuna, anche il paese delle mille contraddizioni. L’Italia di Massimiliano, 416bis condannato a 12 anni per associazione a delinquere di tipo mafioso, che alle 4 si alza, in carcere, per andare a coltivare le terre sottratte ai boss. L’Italia capace di passare dall’illegalità alla cultura della legalità.  Alla prosa militante si affianca la canzone d’autore. Brani dal repertorio Gang (“La pianura dei 7 fratelli”, “Paz”, “Duecento giorni a Palermo” e “Sesto San Giovanni”), altri di Priviero (“La strada del Davai”, “Pane, giustizia e libertà”, “Nessuna resa mai”). L’unione di questi artisti, sebbene provenienti da background differenti, è caratterizzata da obiettivi comuni di denuncia sociale e resistenza civile dal gusto squisitamente guthrieniano.