Dossetti, un film di Stanzani ricorda il monaco che segnò il 900

L’ anno prossimo ricorrerà il centenario dalla nascita di Giuseppe Dossetti. Un protagonista assoluto della storia italiana del Novecento. Eppure in tutti questi anni non c’è stato alcun film dedicato. A questa lacuna sopperisce un documentario di 68 minuti, Quanto resta della notte?, diretto dal bolognese Lorenzo Stanzani con il sostegno della Regione Emilia Romagna, della Fondazione del Monte e di diversi Comuni che verrà presentato in anteprima venerdì alle 21,45 in Piazza Maggiore e in seguito trasmesso dalla Rai ne «La storia siamo noi» di Giovanni Minoli nella versione ridotta a 54 minuti.
IL PASSO D’ISAIA – Il titolo allude a un passo di Isaia che Dossetti citò nel 1994 a Milano, paventando la notte della politica italiana dopo la discesa in campo del «grande seduttore» Silvio Berlusconi. Dossetti aveva difeso i principi costituzionali, mettendo in guardia dal rischio che la comunità civile venisse «fratturata sotto un martello che la sbriciola in componenti sempre più piccole sino alla riduzione al singolo individuo». Nel film, però, Berlusconi appare solo di sfuggita, precisa il regista: «C’è solo in un Tg Rai. Comunque il problema non è Berlusconi, ma è che abbiamo consentito a Berlusconi di arrivare lì, la causa siamo noi». Nel tempo i progetti su Dossetti non sono mancati, persino una fiction, rivela Luigi Pedrazzi, tra i fondatori del Mulino, entrato in politica non ancora trentenne su sollecitazione di Dossetti, candidato sindaco per la Democrazia Cristiana nel 1956 contro il comunista Dozza.
IL REGISTA – «Ho scoraggiato parecchi — racconta — che negli anni mi hanno chiesto aiuto per fare film su di lui, alla luce di una vita e un pensiero così importanti e complessi… Ma Stanzani mi è sembrato sincero e attento, e l’ho aiutato. Però mi sono rifiutato di fare qualsiasi intervista parlando di lui». Le musiche del film, dal respiro orientaleggiante, sono invece del diciannovenne Marco Pedrazzi, nipote di Luigi ma scoperto dagli autori casualmente, tramite un video su YouTube. Il film si propone come un ponte per comunicare con le generazioni che poco sanno di Dossetti, tra i padri della nostra Costituzione, poi monaco e con la Piccola famiglia dell’Annunziata da lui fondata approdato a Monte Sole, tra i quattro moderatori del Concilio Vaticano II. «Una figura profetica — lo definisce l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti — simbolo di quell’ethos frutto della Resistenza, che non fu solo guerra e consentì, nonostante lo scontro ideologico, di trovare tutti insieme le forze per dare vita alla nostra Carta Costituzionale».
IL RICORDO DI POMBENI – «Una delle poche figure carismatiche del ‘900», secondo lo storico Paolo Pombeni, che ha finito per colpire anche il trentaseienne Stanzani, con vari documentari alle spalle come Cartoline dall’Emilia rossa. «La sua attualità deriva — precisa il regista — dal fatto che il tempo di cui parlava Dossetti non è finito, perché ci siamo ancora immersi dentro. Nel film ci sono materiale di repertorio, foto offerte dall’industriale Gian Pietro Beghelli (di Monteveglio, il cui padre era il barbiere di Dossetti, ndr) e poi due audio, di cui uno inedito del 1969, con uno dei discorsi che Dossetti teneva il sabato pomeriggio a Monteveglio per preparare la liturgia della parola». Nel documentario anche le testimonianze di Bernabei, Castagnetti, Paolo Prodi e del nipote di Dossetti, don Giuseppe Dossetti jr., anche lui sacerdote. Nel video appare anche l’ottantacinquenne Filippo Maria Pandolfi, che racconta della risposta ricevuta da Dossetti, che lo voleva come suo collaboratore, quando gli disse che era degasperiano. Dossetti gli replicò: «Va bene lo stesso, voglio un assistente che esprima anche un contraddittorio». In effetti Dossetti, che pure fu suo vicesegretario, ebbe non pochi contrasti con De Gasperi, da poco citato da Mario Monti a proposito della differenza tra il politico, che guarda alle prossime elezioni, e lo statista, che guarda alle prossime generazioni. L’ultima battuta il regista la riprende da Rosy Bindi: «Dossetti si assumeva sempre le responsabilità delle proprie scelte, non cercava mai scorciatoie e non le affidava a Dio». (Fonte: Il Corriere della Sera del 24/07/2012)