“Domani è il 24 dicembre. Domani lascia ch’io pianga” al Teatro del Tempo

“Ventiquattro dicembre” : un monologo, scritto e interpretato da Franca Tragni, collaborazione drammaturgica e regia Carlo Ferrari, tecnica e luci Ronnie Guasti, Progetti&Teatro al Teatro del Tempo – ore 21 di lunedì 31 ottobre 2011 e martedì 1° novembre 2011.

Ispirato ad una vicenda di cronaca recente, Ventiquattro dicembre racconta di Evelina e della sua incapacita’ di reagire di fronte alla morte del compagno, unico tramite fra lei e il mondo. Evelina ha sempre vissuto nell’ombra, nell’autoemarginazione, per paura e per il suo disagio nell’affrontare la vita, “perche’ nella vita ci vuole testa e ci vuole pratica”… | Un personaggio delicato e marginale disegnato con umanità da Franca Tragni, un essere border line nel quale lo spettatore ritrova anche sé stesso, con i propri disagi e le proprie debolezze.

Domani è il ventiquattro dicembre, vigilia di Natale.  Toni si trova nella stessa stanza di Evelina. Seduto, il capo chino come fosse addormentato.  Pochi mobili arredano quella stanza, dove il tempo pare si sia fermato, come le tapparelle abbassate da più di un mese fanno pensare. Le parole di Evelina risuonano tra le pareti , cercano consensi, sguardi, cercano l’altro. Toni è lì, davanti a lei è presente, solo, perché il suo corpo immobile si trova dentro a quella stanza, quasi obbligato a rimanere in vita. Il dramma è presente, l’ineguatezza e la paura di reagire sono caratteristiche costanti che accompagnano la vita di Evelina.  Domaniè il ventiquattro dicembre, la vigilia di Natale, Toni arriverà perché il capitone e i pesciolini Evelina li ha preparati per lui.  Figurarsi se non arriva. Toni il regalo a Evelina l’aveva già preparato alla fine di novembre prima di…  “Figurarsi se non arriva. Domani è il ventiquattro dicembre”. [Carlo Ferrari]

Ventiquattro dicembre è una riflessione sul tema della morte e di come si elabora questa esperienza che viene vissuta sempre come morte di qualcun altro. Evelina non si rassegna alla perdita del compagno e si costruisce un suo mondo, immaginario e alternativo, nel quale il compagno continua a vivere. Ecco allora che Evelina inventa una realtá parallela, un suo doppio. Del resto spesso tutti noi crediamo piú a ció che ci fa’ bene piuttosto che alla veritá. È un meccanismo che le persone mettono spesso in atto per paura della realtà e dei suoi abissi.  Evelina tenta di prolungare la relazione col marito morto oltre i limiti consentiti, oltre i termini che biologicamente ci sono stati assegnati. Non si rassegna alla morte, al lutto, ma per far questo deve alterare il senso delle cose riempiendo un “vuoto di senso”, la morte, con altri significati, la gestualità e la ritualitá.  L’azione avviene il giorno prima della vigilia di Natale, il giorno che precede una nascita simbolica con i rituali che gratificano e che infondono sicurezza; ma per Evelina è il contrario, quel giorno rappresenta una esperienza di morte. La vigilia di Natale mette ancora di piú in evidenza lo scarto tra la vita privata di lutto della protagonista e la vita sociale e collettiva di speranza. [Franca Tragni]

Info:
Teatro del Tempo | Borgo Cocconi 1 – Parma