Il clima è già rovente a proposito di Italia-Israele che è in calendario per metà ottobre e che avrà una valenza sportiva importante per gli azzurri. Ma lo scenario è tristemente dominato da tutt’altro argomento.
Italia-Israele è il match per le qualificazioni ai Mondiali 2026 che è in agenda per il prossimo 14 ottobre. E che sarà il ritorno della gara di andata in programma invece il prossimo 8 settembre ma che sicuramente non verrà disputata in Medio Oriente. La situazione geopolitica da quelle parti è drammatica, con la guerra portata avanti dal governo di Benjamin Netanyahu in maniera estremamente aggressiva e crudele, in risposta all’assalto perpetrato da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi il 7 ottobre 2023.

Da allora la Striscia di Gaza è diventato uno dei più cruenti teatri di guerra attuali al mondo. Nel 2024, e proprio il 14 ottobre, si giocò un altro Italia-Israele, in quel caso per la UEFA Nations League. E si scese in campo al Bluenergy Stadium di Udine. Ora, qualsiasi cosa abbia a che fare con Israele, finisce inevitabilmente con lo sfociare contro il suo governo per la crisi umanitaria che sta colpendo Gaza da molto tempo. In Italia ci sono molti sostenitori della causa palestinese, a prescindere dalle colpe di Hamas e di altre organizzazioni armate.
Italia-Israele, il calcio interessa a pochi
In questa guerra ci sono buoni e cattivi da entrambe le parti, ed ora sono i civili a Gaza a stare pagando il prezzo più alto. E ci sono delle conseguenze anche da noi. Infatti si sono ripresentate le stesse polemiche dell’anno scorso. La gara si giocherà ancora una volta nella casa dell’Udinese, curiosamente proprio nella stessa data del 2024, il 14 ottobre.
C’è da giurare però che l’atmosfera non sarà delle migliori, e che nella testa di tanti presenti al Bluenergy Stadium non sarà la partita di qualificazione alla prossima Coppa del Mondo in programma con un format condiviso in Stati Uniti, Messico e Canada a rappresentare la principale preoccupazione. Restando in ambito prettamente sportivo, il percorso dell’Italia non ammetterà ulteriori passi falsi.

La qualificazione diretta appare già compromessa dopo la sconfitta degli azzurri in Norvegia. Ora gli azzurri allenati da Rino Gattuso dovranno cercare di fare filotto per inseguire gli scandinavi e cercare in qualche modo di sopravanzarli. O quanto meno di centrare il secondo posto in classifica che porterà agli spareggi playoff. Francamente però questo Italia-Israele sta riguardando già adesso molto poco il calcio.
Per il PD non è il caso di giocare, la replica di Forza Italia
A nessuno importa il fatto che gli ultimi Mondiali giocati dall’Italia siano stati quelli di Brasile 2014 né che gli ultimi ad alto livello risalgano alla vittoriosa spedizione di Germania 2006. È la crisi umanitaria di Gaza– che ha stizzito anche il presidente Mattarella, solitamente pacato – a fare di Israele un ospito non gradito da molti in Italia, proprio come un anno fa, quando ci fu uno stadio di Udine mezzo vuoto ed ebbero luogo delle proteste sia dentro che fuori dall’impianto friulano. Basti pensare che come sede di Italia-Israele di ottobre prossimo si era pensato al San Nicola di Bari.
Ma l’amministrazione della città pugliese, che è proprietaria dello stadio, ha detto di no ad ospitare l’evento in aperta ostilità con la politica israeliana. Udine rappresenta una soluzione più comoda burocraticamente perché il Bluenergy Stadium è di proprietà dell’Udinese e non dell’amministrazione locale. C’è anche uno scontro in tatto tra i partiti politici di maggioranza ed opposizione.

Per il PD, Italia-Israele non andrebbe disputata per protesta, come fecero Adriano Panatta e Paolo Bertolucci quando indossarono delle magliette rosse per protestare contro il regime di Augusto Pinochet in Cile ai tempi. Evento ricordato dal deputato del Partito Democratico, Mauro Berruto. Di tutt’altra idea è Forza Italia, con il suo esponente Federico Bittner che è convinto che un incontro di calcio non debba andare incontro ad ingerenze politiche. E la platea nazionale si è divisa in tre parti, tra i disinteressati e chi dà ragione all’uno o all’altro.





