Lo strano caso della dottoressa Zangarini: un mulino ad acqua perfettamente funzionante in Valganna

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Che la provincia di Varese fosse piena di “strani casi” lo sapeva certamente Chiara Zangarini, editor per Macchione del recente romanzo Lo strano caso del dottor Regazzoni. Ma per ricordarcelo meglio doveva calarsi nei consueti panni di scrittrice e di divulgatrice delle numerose “perle” del suo territorio.
Ed ecco quindi che alla fine della sua ultima fatica letteraria, Il segreto del mulino della Valganna (Macchione 2016), siamo tutti convocati alla prima presentazione.
Mai però ci si poteva immaginare, andando domenica 13 novembre al Maglio di Ghirla che si potesse ancora “toccare con mano” una realtà storica che risale al 25 aprile 1787, una data evocativa ma che anticipa di oltre due anni perfino la Rivoluzione Francese, figuriamoci la Liberazione Italiana !
Eppure questo segreto che Chiara Zangarini, al termine di una breve presentazione del libro, ci ha mostrato in diretta, non è abitato da morti ammazzati o da “dannazioni della memoria”, ma da una realtà viva e vegeta di un “fossile industriale” come nel resto della provincia può essere considerato un mulino ad acqua (l’unica altra realtà produttiva, delle 167 censite in provincia, che ancora risulti in attività si trova a Viggiù, come ci ricorda nella post-fazione un’interessante ricerca di Alma Pizzi).
Così i numerosissimi partecipanti alla presentazione, trasformati magicamente in visitatori di un luogo in piena attività produttiva e commerciale – che Chiara ha affidato alla perizia descrittiva di un personaggio narrante pittoresco e sapiente, il Carmagnola, sorta di Gandalf il Grigio per i bambini del racconto e per quelli reali che ancora popolano il mulino – si sono avventurati nei vari spazi di un’azienda perfettamente funzionante grazie al lavoro di più generazioni che nei secoli si sono susseguite: tutte appartenenti alla famiglia dei Rigamonti del Mulino Barzago, dalla località della Brianza da cui provengono.
Particolarmente significativo il contributo di un giovane lavorante, vestito con i panni del mugnaio di sempre, a cui chi scrive si è sentito di chiedere: “Ma lei è vero o è solo un figurante della domenica ?”.
Il ragazzo ha risposto prontamente e con genuina spontaneità: “No, no sono vero e lavoro qui dalla mattina alla sera per sei giorni alla settimana. Al massimo mi permetto una passeggiata sotto i portici alla mattina della domenica”.
In tempi di grave crisi economica, una risposta bella e confortante.