La vita e la morte nelle “Reflections” di Bill Viola a Villa Panza di Varese

Con domenica 28 ottobre chiude a Villa Panza di Varese l’allestimento che per cinque mesi il newyorkese Bill Viola, genio consacrato della video arte, ha dedicato a questo gioiello del FAI con l’esposizione di undici installazioni perfettamente incastonate nella residenza settecentesca dei conti di Biumo e capaci di suscitare nel visitatore intense emozioni collegate ai temi fondamentali dell’esistenza umana. La vita e la morte nelle “Reflections” di Bill Viola appaiono in tutta la loro evidenza come gli unici due eventi non condivisibili nella propria esperienza personale, seppure perfettamente rappresentabili nelle vite di altri. Come questo artista visionario dimostra pescando con maestria nella storia dell’arte: mirabile l’omaggio a Masolino da Panicale e all’arte del territorio di Varese con Emergence, una trasposizione capovolta del tema della resurrezione, vista qui come allegoria di una nascita e non solo come tema cristiano di rinascita dalla morte. Ma soprattutto con un parallelo evocativo, nel quadro visivo finale Nantes Triptych, dove l’artista propone al visitatore un viaggio tra i momenti culminanti di un parto e quelli decisivi di un coma irreversibile. In questo giocando la carta personale del filmato video con cui l’artista documenta gli ultimi istanti di vita della madre, ripresi con il pudore e il rispetto di un figlio che comunque dona generosamente agli altri, per condividerli, momenti unici.
La bellezza dell’arte e della sua rigenerazione spirituale, a prescindere dai tempi e dai suoi strumenti materiali, esce qui rafforzata. Commovente, a questo proposito, il quadro visivo The darker Side of Dawn, dove la solenne rappresentazione di un’alba sullo sfondo di una collina dominata da una quercia secolare ci rimanda con forza alle suggestioni paesaggistiche dei pittori classici; facendoci riflettere quanto anch’essi fossero attenti alle suggestioni di un allestimento. Tutto questo fa pensare a come in fondo qualsiasi arte visiva sia profondamente debitrice all’arte figurativa. Ma di questo si era già accorto, nel 1975, un regista come Stanley Kubrick filmando il suo capolavoro Barry Lyndon, un profondo omaggio alla pittura da un genio della fotografia ancor prima del cinema. E da Kubrick Bill Viola sembra aver ereditato la potenza evocativa e simbolica di certe riprese.