Editoriale: la lezione della nave Concordia è che siamo tutti dei sopravvissuti al peggio

No, non è un eroe chi fa semplicemente il proprio dovere. E non merita nemmeno che qualcuno gli dedichi delle improbabili magliette celebrative su cui  è alquanto evidente l’intento speculativo. Però tutti dovremmo riflettere, in ogni ambito informativo, quanto sia facile trovare il capro espiatorio e quanto sia difficile mantenere la rotta di una corretta comunicazione. E’ fin troppo facile  “sparare sulla Croce Rossa”, soprattutto se in questo caso la Croce Rossa risulta evidentemente non pervenuta. Più difficile è mantenere i toni di un giusto equilibrio nelle competenze del caso: inchiesta giudiziaria da una parte e informazione dall’altra. Giusto esigere che i comandanti delle navi facciano il loro mestiere, ma anche i giornalisti devono fare il loro e lasciare ai giudici le sentenze. La stagione dei processi sommari – soprattutto televisivi – può veramente finire qui e tutti noi che ci occupiamo di fornire notizie, sul piano nazionale ma anche nell’ambito locale, dovremmo considerarci dei sopravvissuti ad una stagione  che ha lasciato un cadavere eccellente: quello dell’etica professionale.